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Stessi sintomi, patologie correlate

comorbiditaLo scompenso cardiaco si manifesta solitamente insieme ad altre malattie (comorbidità), che possono essere la causa ma anche l’effetto del peggioramento dello scompenso cardiaco stesso.

Il cuore ha la funzione di “pompa” e ogni sua alterazione si ripercuote su tutti gli altri organi del nostro corpo. Infatti, se il cuore pompa sangue in modo inadeguato, tutti gli altri organi soffrono dell’insufficiente apporto di sangue e quindi di ossigeno e nutrimento.  È importante quindi tenere sotto controllo l’intero organismo nel suo insieme, al fine di prevenire e/o trattare adeguatamente e prontamente anche le comorbidità, responsabili dell’elevato tasso di riospedalizzazione e dell’elevata mortalità, che purtroppo caratterizzano lo scompenso cardiaco. Le comorbidità più frequenti sono:

1. ipertensione arteriosa
2. diabete mellito obesità
3. anemia
4. infezioni
5.cardiopatia ischemica
6. aritmie (come la fibrillazione atriale)
7. insufficienza renale
8. patologie polmonari
9. patologie del fegato depressione.

1. Ipertensione arteriosa
È una condizione clinica in cui la pressione del sangue risulta elevata. La pressione arteriosa è riassunta da due misure, sistolica (massima) e diastolica (minima).
L’ipertensione arteriosa è definita da valori costantemente pari o superiori ai 140/90 mm Hg, che comporta un aumento di lavoro per il cuore.
L'ipertensione viene classificata come primaria (essenziale) o come secondaria.
Circa il 90-95% dei casi sono classificati come "ipertensione primaria", il che significa che vi è pressione alta senza evidenti cause mediche di base. Il restante 5-10% dei casi, classificati come "ipertensione secondaria", sono causati da altre malattie che colpiscono i reni, le arterie, il cuore o il sistema endocrino. Il paziente con scompenso cardiaco deve misurare quotidianamente la pressione arteriosa e rivolgersi al proprio medico curante, se questa risulta alta e mal controllata.

2. Diabete Mellito e Obesità
Il diabete mellito è definito da valori di glucosio nel sangue (glicemia) superiori o uguali a 126 mg/dl a digiuno e a 200 mg/dl dopo due ore dal pasto.
È una malattia multifattoriale, determinata cioè da diverse cause, fra cui l’obesità, ma è anche un fattore di rischio per altre patologie, come l’insufficienza renale, l’infarto, le infezioni.
Il paziente con diabete mellito deve misurare regolarmente i valori di glicemia, adottare uno stile di vita (dieta ed esercizio fisico) adeguato e rispettare rigorosamente il trattamento farmacologico impostato.
Il monitoraggio costante del peso corporeo, inoltre, è uno degli elementi chiave del trattamento dello scompenso cardiaco, oltre che del diabete.

3. Anemia e Infezioni
L’anemia è definita da valori di emoglobina (il trasportatore dell’ossigeno nel sangue) inferiori a 13 g/dl nell’uomo e a 12 g/dl nella donna. Interessa il 50% circa dei pazienti con scompenso cardiaco. I sintomi più frequenti sono la stanchezza (astenia), il pallore, la difficoltà respiratoria (dispnea).
L’anemia può essere causata da diversi fattori, come l’emorragia franca, lo stillicidio ematico, la carenza di ferro, vitamina B12 e folati, l’alterato funzionamento del midollo osseo (mielodisplasie), le patologie infiammatorie croniche.
Il paziente con scompenso cardiaco è maggiormente esposto alle infezioni, principalmente polmoniti e infezioni delle vie urinarie. Esse si manifestano solitamente con febbre, tosse, difficoltà respiratoria, bruciore ad urinare e brividi, e sono tra le cause più frequenti di scompenso cardiaco e quindi di riospedalizzazione.
Chi soffre di scompenso cardiaco deve quindi effettuare periodicamente esami ematochimici (prelievi di sangue) da far visionare al medico curante, al fine di controllare attraverso l’emocromo i valori sia di emoglobina sia di globuli bianchi e prontamente trattare l’anemia e le infezioni.

4. Cardiopatia ischemica e Aritmie
La cardiopatia ischemica, detta anche ischemia miocardica o più comunemente infarto, è dovuta alla riduzione dell’apporto di sangue alle cellule del cuore.
Rappresenta, ad oggi, la prima causa di morte nei paesi occidentali. Fra i vari fattori di rischio che aumentano l’incidenza di cardiopatia ischemica si trovano l'età avanzata, il consumo di tabacco, l'ipercolesterolemia, il diabete e l'ipertensione ma anche lo sforzo fisico eccessivo, la tachicardia (frequenza cardiaca superiore a 100 battiti per minuto) e altre aritmie, le forti emozioni.
I sintomi con i quali si manifesta sono piuttosto variabili e includono il dolore toracico, ossia un senso di dolore o oppressione al petto, che può spesso irradiarsi in varie sedi (ad esempio alla spalla sinistra), la dispnea (difficoltà respiratoria), la sudorazione, la nausea, il vomito, il senso di panico.
In presenza di tali sintomi, di palpitazioni, di tachicardie e di frequenza cardiaca irregolare il paziente con scompenso cardiaco deve immediatamente contattare il 118.

5. Insufficienza renale
Cuore e rene sono strettamente collegati tra loro, ossia un peggioramento dell’attività contrattile del cuore determina un peggioramento dell’attività di filtrazione del rene e viceversa. Il rene svolge un ruolo chiave nell’eliminazione dei liquidi e delle sostanze, tossiche e non, ed è perciò considerato il filtro del nostro corpo.
Un suo malfunzionamento determina quindi l’accumulo di liquidi e prodotti di scarto, oltre che l’alterazione degli elettroliti nel sangue, come il sodio e il potassio.
La funzione di filtro del rene può essere compromessa da molteplici fattori, come il diabete, la disidratazione, l’abuso di alcuni farmaci (come alcuni antiinfiammatori e alcuni antibiotici), le infezioni delle vie urinarie, l’ipertrofia prostatica, i calcoli.
Per verificare il corretto funzionamento dei reni è necessario controllare prima di tutto il cosiddetto “bilancio idrico”, cioè il rapporto tra i liquidi che introduciamo quotidianamente (acqua, tè) e l’urina prodotta (diuresi).
Una riduzione della diuresi deve essere considerata un segnale inviato dal nostro corpo, per cui è necessario rivolgersi al medico curante. È inoltre fondamentale effettuare periodicamente esami del sangue, che includano la misurazione dei valori di creatinina e di azotemia, che valutano la funzionalità del rene.

6. Patologie polmonari
I polmoni hanno il compito di incamerare l’ossigeno dall’ambiente esterno, attraverso l’inspirazione, purificare il sangue, scambiando l’ossigeno con l’anidride carbonica, ed eliminare l’anidride carbonica, attraverso l’espirazione.
Un malfunzionamento dei polmoni provoca una scarsa ossigenazione del sangue, che a sua volta impedisce al cuore di nutrire adeguatamente l’organismo. D’altra parte, lo scompenso cardiaco e il suo conseguente accumulo di liquidi anche a livello polmonare, impedisce ai polmoni di funzionare in modo corretto.
Le malattie del polmone che più frequentemente si associano allo scompenso cardiaco sono: la bronchite cronica, l’enfisema, la polmonite, le malattie professionali associate all’inalazione ripetuta di sostanze tossiche (pneumoconiosi) e le apnee notturne.

Il paziente con scompenso cardiaco deve astenersi rigorosamente dal fumo di sigaretta, che rappresenta uno dei principali fattori di rischio per patologie polmonari e cardiocircolatorie.

7. Patologie del fegato
Il fegato è l’organo del nostro organismo che svolge più funzioni diverse, tra cui la sintesi delle proteine del sangue, la rimozione di sostanze tossiche, l’attivazione di molti farmaci, la regolazione della glicemia e la produzione del colesterolo, dei trigliceridi, dei fattori della coagulazione e della produzione della bile, importante nei processi di digestione.
Le patologie del fegato più frequentemente presenti nei pazienti con scompenso cardiaco sono: la steatosi epatica (l’accumulo di grasso nel fegato), le epatiti, per lo più associate a: abuso alcolico, infezioni virali (HBV, HCV, HIV), intossicazione da farmaci o altre sostanze, e la cirrosi epatica, provocata dall’evoluzione in senso degenerativo delle epatiti croniche.

Lo scompenso cardiaco stesso può, d’altra parte, alterare il funzionamento del fegato, sempre a causa dell’accumulo di liquidi e dell’inadeguato apporto di nutrimento.

8. Depressione
Il 20-30% dei pazienti con scompenso cardiaco soffre di depressione, per lo più causata da una condizione di precario equilibrio fisico, dall’alto tasso di riospedalizzazioni e dalle limitazioni allo svolgimento di attività di vita quotidiana.
La depressione peggiora la prognosi dello scompenso cardiaco, principalmente a causa della scarsa aderenza alla terapia dei pazienti depressi. Di conseguenza, anche la depressione non è da sottovalutare e deve essere attentamente riconosciuta e correttamente trattata attraverso un supporto psicologico e/o il ricorso ad una terapia farmacologica.

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